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Secca dei Marassi

Nudibranchi.La Secca dei Marassi si trova a Finale Ligure, poco lontana dalla costa. Questa secca è simile ad un grosso panettone con il cappello a -24m di profondità abbastanza ampio e frastagliato dove solitamente si inizia e si termina l'immersione. La base è ad una profondità di -35m.

Le pareti compatte cadono verticalmente verso il mare aperto, fino ai piedi del panettone, dove nel punto di congiunzione con il fondale, formano due interessanti grotte di cui una è più grande, ma non abbastanza per potervi entrare, inoltre considerando che il fondo è fangoso ogni minimo movimento rende nulla la visibilità. Sulle arcate di queste caverne vi sono moltissime spugne dal colore giallo vivace e spesso sono abitate da pesci di grossa taglia come cernie o mostelle.

Gli enormi massi che costituiscono le pareti della secca sono colonizzati dalle spugne, dalle“margherite di mare” (pharazoanthus) e numerosi nudibranchi. Inoltre le pareti ricche di anfratti e spaccature costituiscono un rifugio per gronghi, murene, aragoste, scorfani e polpi, che illuminando gli interni con una torcia è possibile vedere.

Mina risalente alla seconda guerra mondiale.La parete della secca che guarda verso terra ha uno sviluppo più lineare e il pendio decresce poco a poco fino ad insabbiarsi completamente. Diverso è l'andamento dei fianchi laterali: quello rivolto ad est è sensibilmente inclinato, mentre quello ad ovest presenta un declino più dolce.

Una caratteristica di questa secca è la presenza di una grossa mina disinnescata risalente alla seconda guerra mondiale, che si trova sul margine occidentale appoggiata sul fondale sabbioso.

La Secca dei Marassi è grande e per visitarla tutta una sola immersione non basta, talvolta può esserci corrente, ma non presenta grosse difficoltà se non quella della profondità un po' eccessiva che per questo la rende consigliata ai subacquei con più di esperienza.


Secca dei Gronghi

La Secca dei Gronghi è situata a Vado Ligure a circa 300 m dalla riva ed è formata da quattro scogli abbastanza piatti ad una profondità massima di -28m.

Durante l'immersione si esplorano gli scogli passando da uno all'altro cerando di scorge tra gli anfratti i pesci che vi si nascondono. Lo scoglio più grande è quello più interessante perché offre molti nascondigli e tane ai pesci. Solitamente l'immersione inizia scendendo lungo la cima dell'ancora proprio su questo scoglio per poi ritornarvi alla fine per riemergere.

Durante l'immersione è possibile vedere numerosi gronghi (da cui la secca prende il nome), murene, polpi, aragoste e cernie oltre ai nudibranchi e le spugne, ma questa secca è caratterizzata dalla presenza di una Pinna Nobilis molto interessante da osservare.

Pinna Nobilis.La Pinna Nobilis (comunemente nota come nacchera) è il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo.È formata da una conchiglia di grosse dimensioni mediamente 80 cm ma può arrivare ad un metro di altezza e presenta numerose lamelle squamose sulla superficie, la sua colorazione gli permette di mimetizzarsi all'ambiente circostante. Internamente è madreperlacea e possiede un rilevante bisso con cui si salda al substrato. Il bisso è una sorta di seta naturale ottenuta da un filamento che secernono alcuni molluschi come questo. Anticamente si lavorava per ottenere pregiati e costosi tessuti con i quali si confezionavano abiti lussuosi, tanto che la Pinna Nobilis rischiò l'estinzione dovuta alla pesca indiscriminata. Inoltre il bisso ha proprietà terapeutiche emostatiche ben conosciute dagli antichi pescatori che lo usavano per medicare le ferite che frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca. Fortunatamente oggi la lavorazione del bisso è inesistente e per la Pinna Nobilis si è scongiurato il rischio di estinzione. Questo mollusco bivalve vive infisso in posizione verticale su fondali sabbiosi e fangosi o tra le praterie di posidonie.

Secondo me questa immersione è molto interessante, talvolta può esserci corrente, ma non presenta grosse difficoltà. La Secca dei Gronghi merita di essere visitata.


Isola di Bergeggi

Storia dell'Isola di Bergeggi.

Isola di Bergeggi al tramonto.L'Isola di Bergeggi è un piccolo isolotto nella Riviera di Ponente sul tratto di mare compreso tra Savona e Spotorno, di fronte al comune di Bergeggi, distante poche centinaia di metri dall'estremità del piccolo promontorio di Punta Predani. L'isola, che fa parte della Riserva Naturale Regionale, ha una costa rocciosa che si erge dal mare fino a 53 metri di altezza.

Grazie alle importantissime caratteristiche del fondale dal punto di vista biologico, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nell'anno 2007 ha istituito come Area Marina Protetta (AMP), l'Isola di Bergeggi e tutta la zone circostante.

Sull'Isola di Bergeggi esistono molte testimonianze storiche ed archeologiche, infatti si riscontrano i resti di edifici militari e religiosi come le rovine di una piccola chiesa paleocristiana del V-VI secolo e quelle di un edificio Romanico a due navate del XI secolo. Risalgono sempre al Medioevo i resti di una torre a base quadrangolare, che si appoggia su una costruzione circolare ritenuta di origini Romane. Esattamente di fronte, sulla terraferma, sorge un'altra torre molto simile, denominata la torre di Ere, che si pensa facesse parte dello stesso sistema di difesa. Alcuni studiosi liguri affermano che l'isola in tempi remoti fosse collegata alla terraferma da una stretta lingua di roccia che il moto ondoso con il tempo ha distrutto, ma questa è solo una probabile ipotesi.

 

Immersioni all'Isola di Bergeggi.

Mappa dell'Isola di Bergeggi.All'Isola di Bergeggi mi sono immerso parecchie volte e sono sempre rimasto soddisfatto per la grande quantità e diverse specie di pesci che si possono osservare. Per gli appassionati di fotografie non mancheranno gli spunti per scattare meravigliose immagini, mentre chi desidera delle rilassanti immersioni ricreative, questo è sicuramente il luogo ideale. Inoltre all'Isola ho sostenuto tutte le lezioni ed esercitazioni pratiche per conseguire i miei brevetti partendo dall'Open-water fino al grado di Divemaster, infatti questi fondali sono adatti e si prestano molto bene per ogni livello ed esperienza pratica, potendo considerare l'Isola come una vera scuola e palestra di subacquea. Infine per gli studiosi di biologia all'Isola di Bergeggi trovano il loro regno, tanto che nel 2007 è stata dichiarata AMP (Area Marina Protetta).

Il fondale intorno all'Isola è caratterizzato da pareti e franate di massi con numerose spaccature che creano un habitat di sicuro interesse sotto ogni punto di vista e il tutto merita di essere esplorato, ma i punti principali e più conosciuti sono tre: il Canalone la Franata e il Pifferaio.

"Margherite di mare" (parazoanthus).Il Canalone è una parete rocciosa verticale tra i -15 e -25 metri circa. I grossi massi sono completamente colonizzati dalle "margherite di mare" (parazoanthus), dal colore prevalentemente giallo. Illuminando con una torcia l'interno delle spaccature scopriamo: gronghi, murene, scorfani, aragoste e cernie il tutto circondato da nuvole di castagnole. In primavera con un po di fortuna si possono incontrare le rane pescatrici.
Proseguendo verso ponente il pendio è molto dolce e sul pianoro si possono osservare esemplari di spirografi, anemoni e numerose colonie di briozoi
(piccoli animali invertebrati acquatici, che vivono in colonie ramificate e ancorate ad un substrato sommerso) dal colore rosso vivo. Poi troviamo un altro gruppo di rocce che degrada fino a circa -30 metri per arrivare alla Franata.

La Franata si presenta con scogli ricoperti di spugne e numerose tane variamente abitate, specialmente dai polipi. Oltre alle specie di pesci precedentemente descritte, in quest'area vivono molti nudibranchi comunemente chiamati "vacchette di mare", dalla tipica colorazione bianca con chiazze circolari scure. Sovente si incontrano enormi branchi di saraghi che nuotano tutti insieme fitti e compatti tanto da sembrare un muro dal quale non si riesce a vedere oltre. Proseguendo il nostro periplo arriviamo alla parete del Pifferaio.

"Vacchetta di mare" (nudibranco).Il Pifferaio ha una profondità massima di circa -18 metri per arrivare quasi in superficie ed è il punto ideale per interessanti immersioni rivolte a tutti i sub anche principianti, difatti si può considerare come una passeggiata sottomarina piacevole e priva di difficoltà. È costituito da una parete con una piccola grotta abitata da numerose specie di pesci come: saraghi, occhiate, donzelle, triglie e piccole ricciole.

In definitiva per tutti i subacquei interessati ad osservare i pesci, immergersi l'Isola di Bergeggi è sicuramente un luogo indicato che regala delle bellissime esperienze e soddisfazioni.


Relitto Sacro Corem

La storia del relitto Sacro Corem.

Il ponte della nave.Il relitto Sacro Corem è poco conosciuto e non si anno molte notizie al riguardo.

Si trova vicino a Savona ed è esattamente di fronte al porto di Vado Ligure.

Giace ad una profondità compresa tra -35 e -55m e si presenta appoggiato al fondale in assetto di navigazione.

Secondo le poche notizie che si hanno, il Sacro Corem fu un enorme nave mercantile in attesa di essere demolita presso i cantieri FIAT che oggi non esistono più. Affondò durante una mareggiata mentre la trainavano nel cantiere per il disarmo.

 

L'immersione sul relitto Sacro Corem.

Una porta sul ponte del relitto.L'immersione sul Sacro Corem si può fare solo una settimana all'anno, quando viene autorizzata dalle Autorità a causa della posizione troppo vicina al porto di Vado Ligure. È consigliata ai subacquei più esperti vista la profondità (-35 -55 m) ed è probabile che per questi motivi il relitto è rimasto sconosciuto, ma io fortunatamente ho avuto il privilegio di potermi immergere e visitarlo.

Scendiamo lungo la cima del pedagno fino a raggiungere il fumaiolo su cui è legato, dopodiché cominciamo a visitare la zona di poppa.

Il relitto è enorme e si trova in ottimo stato di conservazione, tutte le sue parti sono rimaste integre. Si possono vedere le grosse stive a cielo aperto e le attrezzature per il carico e scarico delle merci come le gru e i paranchi. La tentazione di scendere lungo lo scafo per andare a vedere le eliche è forte, ma l'istruttore che ci accompagna non è d'accordo... rinunciamo!

È interessante visitare il ponte cercando di scorge i numerosi pesci che si nascondono indisturbati tra le strutture della nave.

L'immersione è veramente entusiasmante ma a causa della profondità il tempo di fondo è breve, infatti è già ora di risalire anche se non siamo riusciti a visitare la zona di prua. Pazienza sarà per la prossima volta.


Isola Gallinara

Storia dell'Isola Gallinara.

Isola Gallinara.L'isola Gallinara con una superficie di circa 11 ettari (altezza 90 metri, lunghezza 470, larghezza 450) è una delle isole più grandi della Liguria, separata dalla terra ferma da un canale profondo in media -12 metri e largo circa un chilometro e mezzo. L'isola dalla forma simile a una vecchia testuggine si trova difronte alla costa tra Albenga ed Alassio.

La Gallinara è ricca di testimonianze storiche ma è inaccessibile in quanto è di proprietà privata.

L'isola prende il nome dalle galline selvatiche che la popolavano in passato. Pare che durante un naufragio, alcune galline contenute nella stiva della nave si salvarono sulla Gallinara e da li cominciarono a riprodursi indisturbate.

La Gallinara fu molto conosciuta già nell'antichità dove approdarono i marinai fenici, greci e romani. Dopo la metà del IV° secolo divenne il rifugio di S. Martino di Tours che visse sull'isola conducendo vita eremitica. Nel Medioevo ospitò uno dei più importanti monasteri benedettini dell'Italia settentrionale che secondo le testimonianze di alcuni scritti estendeva la sua influenza su tutto il Mediterraneo. Tali scritti dichiararono che nel anno 1011 il monastero dei santi Maria e Martino dell'isola Gallinara, dell'ordine benedettino, era ampiamente organizzato ed estendeva la sua influenza fino a Barcellona ed al confine con il mondo arabo. A partire dal XIII° secolo, il monastero subì una progressiva decadenza e vide la sua estinzione nel 1473 dopo quasi mille anni di storia, quando Papa Innocenzo IV lo trasformò in commenda assegnandolo alla famiglia Costa. Del monastero oggi sono rimasti solo alcuni frammenti del muro che proteggeva il camposanto degli abati che nessuno ha osato profanare.

Isola Gallinara vista dalla strada Aurelia tra Albenga ed Alassio.Nel 1680 l'isola passò al vescovo di Albenga e nel 1866 monsignor Raffaele Biale suscitando molte polemiche e lamentele nella popolazione, la vendette al banchiere Maurizio Leonardo Gastaldi e la Gallinara da possedimento ecclesiastico divenne proprietà privata.

Nel 1905 la Gallinara divenne proprietà di Michele Riccardi che costruì la chiesetta neo-romanica intitolata a San Martino, esistente ancora oggi. Nei primi anni sessanta fu la volta dell'industriale genovese Riccardo Diana che fece costruire il porto e sul punto più panoramico una splendida villa dotata di grandi saloni per i ricevimenti e di piscina. Inoltre fece pervenire la corrente elettrica e l'acqua potabile attraverso un tunnel sottomarino.

L'isola, che fu da sempre uno strategico rifugio di navi a partire dal medioevo fu sempre esposta a frequenti vicissitudini belliche, e spesso venne utilizzata a scopo di difesa costiero. Nel 1586 il podestà di Albenga Galeazzo Di Negro vi fece erigere, in funzione di avvistamento contro le scorrerie saracene, il bianco torrione circolare che ancora oggi svetta sulla sua sommità.

Durante la seconda guerra mondiale la Gallinara fu occupata dai tedeschi, che fecero scavare ai loro prigionieri due gallerie che attraversarono l'isola internamente da una parte all'altra incrociandosi al centro formando un angolo retto, per consentire il controllo marittimo a 360° sulla zona di mare antistante. Alle estremità delle gallerie crearono quattro piazzole (ormai coperte dalla vegetazione), sulle quali vennero posizionati i cannoni e le mitragliatrici antiaeree stoccando i proiettili all'interno dei tunnel. Finita la guerra il tutto venne smantellato e portato presso l'Arsenale di La Spezia.

Isola Gallinara vista da Albenga.Come già detto in precedenza, la Gallinara cambiò numerosi proprietari, ma da sempre è stata tutelata da molti vincoli di tipo ambientale-archeologico fino al 1989, anno in cui fu dichiarata: "Parco regionale protetto".

Sull'isola oltre alla fitta vegetazione e i circa 10 Km di sentieri, si sono riscontrate delle essenze vegetali endemiche anche piuttosto rare del ponente ligure, come la "campanula sabatia". Inoltre vivono alcune specie di rettili come il "colubro lacertino" (un serpente di notevoli dimensioni) per il quale la Gallinara rappresenta l'unico sito accertato dove poterlo trovare. Nell'isola si sono creata due colonie di gabbiani: quella dei "gabbiani comuni" e quella dei "gabbiani reali" e accanto a loro vivono i "cormorani" (grossi uccelli che si nutrono di pesci). Sicuramente queste piante e animali hanno trovato il loro habitat su questo piccolo paradiso naturale, perché è rimasto incontaminato e inviolato dagli sbarchi dei turisti per i quali vige l'assoluto divieto di approdare.

Nei fondali circostanti all'isola si trova un relitto con interessanti manufatti. Svariati reperti sono conservati nel Museo Navale di Albenga, tra cui molte anfore risalenti all'epoca romana. Nino Lamboglia effettuò il primo recupero subacqueo della storia nel 1950 riportando alla superficie alcune delle anfore usate per il trasporto del vino dalla nave affondata nel primo secolo d.C. Questa nave romana giace ancora sotto le acque cristalline nel tratto di mare che separa la terra ferma dalla Gallinara.

 

Immersioni all'Isola Gallinara.

Punti principali di immersioni.L'attività subacquea presso la Gallinara era stata vietata a causa della presenza di ordigni bellici inesplosi sul fondale e del relitto di una nave romana risalente al XVIII° situato nei pressi dell'isola, che rappresenta uno dei più importati siti archeologici italiani. Successivamente la zona è stata bonificata e con una nuova ordinanza sono state consentite le immersioni, ma accompagnate dalle guide locali dei diving convenzionati, che assicurano l'integrità e la conservazione del sito archeologico e dei fondali intorno all'isola.

Anch'io assistito dal diving ho avuto l'opportunità con grande soddisfazione di immergermi alcune volte. L'isola e grande e per poterla esplorare un'immersione non basta.

I fondali dell'isola sono prevalentemente rocciosi e per i subacquei sportivi come me si consiglia di immergersi sul versante sud orientale, ossia quello rivolto verso il largo. I punti più interessanti sono due “Punta Falconara” e "Punta Sciusciau".

Cristo Redentore.La Punta Falconara è caratterizzata da un fondale poco profondo circa -18m con le pareti colonizzate da grosse spugne, gorgonie, nudibranchi e briozoi (piccoli animali invertebrati acquatici, che vivono in colonie ramificate e ancorate ad un substrato sommerso). Inoltre il 29 settembre 1998 per iniziativa dell'Amministrazione Provinciale di Savona e dell'Associazione Campeggi e Villaggi Turistici Liguri, sull'ansa di Punta Falconara, hanno posato una grossa statua di bronzo che rappresenta il “Cristo Redentore” alto m. 2,70 creata dal maestro veneziano Marco Brunazzi. Il Cristo Redentore si trova a una profondità -18m ed è ancorato a un basamento di 3x3 metri del peso di circa 10 tonnellate. La statua è stata posata in segno di devozione Cristiana. Proseguendo l'immersione incontriamo un enorme gradone che scende fino a -22m oltre il quale vediamo delle pareti rocciose interamente colonizzate dalle “margherite di mare” (parazoanthus)dallo splendido colore giallo. Questa immersione non presenta difficoltà ed è consigliata anche hai subacquei meno esperti.

Polpo.La Punta Sciusciau è un fondale molto roccioso che dai -15m sprofonda fino a circa -30 -40 m. Si trovano moltissime grotte ed anfratti dove si nascondono cernie, gronghi, murene e polpi. Illuminando con una torcia l'interno di queste spaccature sicuramente troveremo molti pesci interessanti da osservare o fotografare. Talvolta ci può essere corrente ma l'immersione non presenta grosse difficoltà.

Bisogna sempre ricordare che fondali dell'isola Gallinara sono attualmente regolati da specifiche norme ed autorizzazioni che i centri di immersione ed i subacquei devono rigorosamente rispettare.


 

Relitto San Guglielmo

La storia del San Guglielmo.

Prua del relitto.All'inizio del XX secolo ci fu il grande fenomeno dell'immigrazione dall'Italia verso l'America. Furono migliaia gli italiani che nel tentativo di trovare fortuna si imbarcarono sulle grandi navi transoceaniche con la speranza di una vita migliore.

Il San Guglielmo fu proprio una di queste moderne e lussuose navi passeggeri. Varata a Glasgow nel 1911 con la sua imponente stazza superiore alle 8000 tonnellate, compiva le attraversate oceaniche trasportando i nostri immigrati.

Nel corso della I Guerra Mondiale venne trasformata in una nave per il trasporto truppe. La mattina dell'8 Gennaio 1918, la San Guglielmo salpò da Genova alle ore sette con 124 uomini di equipaggio per raggiungere New York insieme alla gemella San Giovanni, sotto la scorta del cacciatorpediniere Bersagliere. Navigando verso lo stretto di Gibilterra, all'altezza di Loano improvvisamente un sommergibile tedesco lanciò un siluro che colpì la San Guglielmo. Il comandante diresse immediatamente la nave verso la costa, tentando di incagliarla per evitare l'affondamento, ma i danni erano troppo gravi e la San Guglielmo affondò in prossimità della costa loanese. Un uomo dell'equipaggio morì nell'affondamento.

Oblò.Purtroppo negli anni venti per far fronte alle necessità belliche ed industriali, i palombari dell'Artiglio, approfittarono della bassa profondità per recuperare quasi tutto il metallo con cui era costruita la nave, depredandola quasi totalmente. Lasciarono solo le strutture principali dello scafo, troppo imponenti e pesanti per poterle recuperare e che oggi restano come prezioso ricordo e testimonianza (oltre alle stampe dell'epoca) di questa nave che fu prima colpita e affondata durante la guerra e poi profanata e depredata per recuperare il metallo quando giaceva in fondo al mare.

 

 

L'immersione sul San Guglielmo.

Ordinate dello scafo.Il San Guglielmo giace per tutta la sua lunghezza di 150 metri su un fondale fangoso, ad una profondità di -28m, ad una distanza di circa 800m dalla costa di Loano.

L'immersione non è particolarmente impegnativa e si possono vedere solo le strutture principali risparmiate dall'Artiglio, purtroppo ridotte ai minimi termini, quindi non ci si deve aspettare di trovare un relitto integro.

Se c'è buona visibilità scendendo lungo la cima dell'ancora si comincia a scorgere la sagoma della nave fino a raggiungerla.

Le parti più evidenti e facili da distinguere sono le ordinate dello scafo, ossia l'ossatura che lo costituiva. Pinneggiando lungo i resti del relitto è possibile scorgere altri particolari come alcuni oblò, un lampione del ponte passeggiata che pende verso il basso, alcune bottiglie e oggetti vari posti in quella che doveva essere la stiva, ma la quasi totalità della struttura è stata abbattuta e si trova un gran disordine di lamiere sparse. Con un po' di fantasia si può immaginare la vita sulla nave prima dell'affondamento.

Lampione del ponte passeggiata.Osservando con attenzione il relitto si possono scorgere diversi pesci che si nascondono tra le lamiere, trasformandole in tane e nascondigli.

Io mi sono immerso diverse volte sul San Guglielmo per osservare qualche particolare in più e per immaginare meglio la storia e la vita di questa nave.

L'immersione è adatta a tutti i subacquei con un minimo di esperienza.


 

 

 




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